Home > Notizie
Materiali

Sciolina di tenuta: questione di “grip”

Fatta un po’ la storia della sciolina, adesso parliamo di sciolinatura, operazione importantissima da cui può dipendere il buon esito di una gara o, più semplicemente, di una passeggiata. Ci riferiamo naturalmente alla tecnica classica, quella del passo alternato che ha fatto la storia di questo sport. Per prima cosa c’è da spiegare che scopo ha la sciolina nel fondo. Serve a rendere veloci gli sci senza creare attriti e a consentire nel contempo una buona “presa” al momento della spinta nella fase di avanzamento, e di correre o salire su qualsiasi pendio senza che lo sci rinculi. In pratica deve avere lo stesso effetto dei chiodi delle scarpe di atletica. Mentre sulla pista di atletica sono i chiodi che danno la presa penetrando nel terreno, sulla neve sono le punte dei cristalli della neve a creare un “grip” penetrando nei pori della sciolina. Fra sci e neve, cioè, si forma un minimo di attrito sufficiente a trattenere lo sci per una frazione di secondo nel momento in cui il meccanismo di scivolata in avanti provoca una spinta all’indietro. E’ questo attrito momentaneo che permette al fondista di effettuare la spinta.

Dunque, è innanzitutto una questione di aggancio: lo sci fa presa sulla neve e si effettua il passo con tutta quella combinazione di movimenti degli arti superiori e inferiori che il passo comporta, e lo sci scorre in avanti, consentendo al fondista di avanzare. Lo sci quindi scivola nel suo binario tanto più velocemente quanto più energica è la spinta di braccia e di gambe e tanto più il fondista è dotato di tecnica, di abilità e di equilibrio. Però, e lo ripetiamo, perché questa spinta sia possibile ed efficace, è indispensabile che lo sci non rinculi, specialmente in salita, quando inizia l’azione di spinta: qualcosa, insomma, deve tenere lo sci “ancorato” per qualche frazione di secondo alla neve. Questo qualcosa per i fondisti principianti possono essere strisce di pelle di foca inserite nella soletta o la soletta a scaglie, a rombi o gradini o a disegni vari, che sono tutti elementi che, infilandosi nella superficie nevosa, concorrono a non far slittare indietro lo sci al momento della spinta.

 Sci del genere, però, servono più che altro per passeggiate, non certamente per procedere con una certa velocità, perché un poco di attrito in avanti lo hanno sempre. Non ti danno il “piacere” di scivolare sulla neve. Tenuta e scorrevolezza sono invece assicurate dalla sciolina per un principio abbastanza semplice che, come abbiamo detto, si esplica in senso inverso rispetto all’azione delle scarpe chiodate. Stendendo la sciolina sulla soletta dello sci si crea una superficie porosa nella quale si infilano le ramificazioni dei cristalli di neve; la consistenza di questa superficie deve modificarsi in stretta relazione con la consistenza delle ramificazioni dei cristalli. Più la neve è fresca, più i cristalli sono aguzzi  e per questo la sciolina deve essere dura. Con il passare del tempo i cristalli di neve si modificano, perdendo man mano le ramificazioni e di conseguenza si devono usare scioline sempre più molli passando eventualmente da quelle cerose (che si presentano in confezioni a forma di stick, in un blocco unico, da duro a vischioso) a quelle resinose, simili ad una marmellata, esclusivamente vischiose, che sono contenute in tubetti come quelli del dentifricio.

 Le scioline dure hanno una colorazione che dal verde delle temperature più basse passa al giallo di quelle più calde attraverso i colori blu, viola, bianco e  rosso nelle loro varie gradazioni; quelle molli si identificano nei termini skare e klister. La prima, più consistente, è di colore blu; la seconda, più molle, di colore rosso. Ci sono poi klister di colore giallo, argento o nero, che riguardano nevi e applicazioni particolari.

Si tratta dunque di valutare le condizioni della neve in base alla “vecchiaia” e alla temperatura atmosferica e quindi applicare agli sci la sciolina più appropriata, riducendo i margini d’errore attraverso sperimentazioni. Pratica, pratica e ancora pratica diceva il buon Rode a chi gli chiedeva un consiglio immediato per un principiante. Solo con l’esperienza alla fine si riesce a indovinare o, meglio, a sbagliare meno L’importante è osservare le norme generali che sono identiche tanto per il principiante quanto per l’agonista più smaliziato.

 

Condizioni da osservare

 

Per il principiante ci sono tre condizioni da osservare assolutamente: lo stato della neve, la temperatura e la sciolina da usare in quelle condizioni di neve e di temperatura. Agendo così non farà forse la scelta ottimale, ma ridurrà sicuramente al minimo il margine di errore. Chi invece ha maggiori pretese o si cimenta in gara, deve operare la sua scelta in funzione della neve, della natura della stessa (determinata dal grado di umidità), della temperatura atmosferica e di quella della neve, del tracciato che deve affrontare, delle difficoltà che questo tracciato comporta, delle condizioni atmosferiche e degli eventuali cambiamenti del tempo. Tante osservazioni, ma tutte pertinenti per una sciolinatura indovinata.

Questa norma, valida in condizioni di neve “normali”, assestate e battute, non lo è altrettanto nel momento in cui sta nevicando e la temperatura è attorno a zero gradi; in queste condizioni trovare la sciolina giusta è estremamente difficile  poiché sono troppe le variabili da considerare. E’ in situazioni del genere che conta la “praticaccia” ma anche la fortuna, come dimostrano certi errori degli skimen, che pure di esperienza ne hanno da vendere, e certi risultati in gare internazionali che vanificano teorie e canoni pur codificati da decenni di pratica. E già che siamo in tema di teorie ci sembra opportuno anticipare ai nostri fedeli lettori sempre alla ricerca di novità che stiamo sperimentandone una di Giustino Del Vecchio. Uno studio che potrebbe portare a risultati tali da rivoluzionare le conoscenze in tema di natura della neve cui ci si è attenuti finora per la sciolinatura. Saremo più precisi nei prossimi mesi trattandosi di una teoria che va verificata in condizione di neve “invernale” che è diversa da quella dei ghiacciai sulla quale sono iniziate le sperimentazioni.

 

Come sciolinare: stick e klister

 

L’applicazione della sciolina, ad esclusione di pochi casi particolarissimi, deve essere fatta seguendo sempre la scala decrescente di durezza: applicare cioè la sciolina più molle sopra quella più dura. La stesura sulla soletta andrebbe preferibilmente fatta a temperatura ambiente; in locali riscaldati non sempre è possibile stendere la sciolina in modo uniforme: è facile che si formino dei grumi che poi alterano la consistenza dello strato e quindi la scorrevolezza dello sci.

Per quanto riguarda le scioline dure vanno sfregate sulla soletta fino a lasciate leggere tracce, il più possibile omogenee. Per ottenere un “velo” uniforme si tirano queste tracce con un apposito tappo di sughero nel senso punta-coda dello sci. L’operazione può essere facilitata , specialmente per quanto riguarda il primo strato, che fa da base ai successivi, con l’impiego di speciali stendisciolina, che sono ferri con termostato incorporato che si scaldano alla fiamma di una lampada a gas e mantengono la temperatura per il tempo necessario alla preparazione dello sci. Un attrezzo “da campo”, di estrema comodità e facilità di impiego.

L’efficacia della sciolinatura dipende poi dallo strato di sciolina: uno strato spesso tiene di più ma fa scorrere meno lo sci; uno strato fine e ben tirato tiene leggermente meno ma rende lo sci più veloce.

La consistenza dello strato e la lunghezza della sciolinatura sulla soletta dipendono logicamente dalla distanza che uno deve percorrere e dalle caratteristiche del fondista. Per allenamenti e gare lunghe ci vogliono più strati; altrettanto deve fare chi scia di forza , più di gambe che di braccia, come è il caso di chi, svolgendo un lavoro sedentario e allenandosi prevalentemente con la corsa a piedi, ha una preparazione buona di gambe ma scarsa di braccia. Quanto alla lunghezza, la sciolinatura va applicata nella zona della soletta che va dal tacco della scarpa fino a 20-30 cm dalla punta della stessa. La differenza deriva appunto dal tipo di preparazione che diversifica il fondista evoluto e ben allenato dal praticante di buona volontà ma di scarsa preparazione tecnica e fisica. Sulla restante parte dello sci, sia in punta che in coda, va invece applicata sciolina di scorrimento, di cui parleremo in una prossima puntata.

Da ricordare poi che con la neve fresca, che consuma poco la sciolina, è sufficiente un solo sottilissimo strato per assicurare tenuta e velocità. E’ comunque necessario provare gli sci per 10-15 minuti in modo di rendersi conto se la sciolina applicata può dare il rendimento richiesto. La neve vecchia e dura, invece, ha quasi l’effetto di una carta abrasiva e richiede quindi più strati di sciolina pure per distanze brevi, e in certe condizioni anche l’impiego di speciali scioline di base, normalmente di colore arancio-marrone, che fanno da collante per la sciolina dura che si deve usare per il momento.

Con questa sciolina di base il ferro stendisciolina si rivela strumento prezioso poiché, scaldandola, la distribuisce uniformemente. Bisogna formare uno strato finissimo, che va lasciato raffreddare prima di sovrapporvi la sciolina di tenuta. Diversamente la base e la sciolina si mescolerebbero, formando grumi che non si riesce più a tirare con il tappo.

La sciolina molle si stende invece sullo sci scaldandola inizialmente con la lampada  e aiutandosi poi con il palmo della mano il cui calore è sufficiente per assicurarne la giusta distribuzione sulla soletta. Può essere applicata a puntini o a linee trasversali e, a differenza di quella dura, va messa anche nella scanalatura della soletta. Anche nel caso della sciolina molle la consistenza dello strato è in stretta relazione con la distanza da percorrere e con la tecnica individuale. C’è solo da rilevare che si consuma molto meno di quella dura e che con la neve bagnata il consumo è irrilevante.

 

Sci sempre puliti

 

Per una sciolinatura ottimale prima di stendere la sciolina gli sci devono essere sempre ben puliti e asciutti, senza il minimo residuo di sciolina vecchia. Con le dovute avvertenze, in questa operazione di pulitura, almeno per levare il grosso di sciolina rimasto dopo il passaggio di una spatola d’acciaio, si può usare la fiamma della lampada munita di quel becco ad anatra che allarga la fiamma, facendo attenzione a non avvicinarla troppo alla soletta, che potrebbe bruciare o quantomeno ossidarsi. Proprio per questo è sempre preferibile l’impiego di liquidi detergenti, appositamente studiati per questa operazione.

 

Quali scioline?

 

Vediamo ora che tipo di sciolina usare in base alle condizioni della neve e della temperatura. Ricordiamo che indicazioni in merito sono sempre riportate anche sugli stick e sulle confezioni in tubetto, e possono quindi dare un’idea immediata della scelta da fare, e che si trovano sul mercato scioline particolari per nevi nuove o all’inizio di trasformazione con alta percentuale di umidità relativa. In queste scioline è stato miscelato del fluoro che, a parità di tenuta, assicura più scorrimento e maggior durata. Un’avvertenza importante: a meno di essere grandi esperti alla ricerca di soluzioni sofisticate, mai mescolare scioline di marche diverse. Che sono parecchie, italiane ed estere (Briko, Cerax, Holmenkol, Maplus, Rex, Soldà, Star, Start, Toko), anche se sono Rode e Swix a presentarne la gamma più ampia in relazione ad un “gap” di temperatura ridotto ai minimi termini (anche un solo grado), che invece non si riscontra, almeno in queste proporzioni, nei prodotti della concorrenza che sono tutti validi e la cui scelta è sempre legata ad esperienze e considerazioni del tutto soggettive.

Quando la pista presenta alternanze di tratti ghiacciati con tratti di neve farinosa, bisogna usare scioline skare o klister “ricoperte” da scioline dure. La skare, la klister (e anche la base come abbiamo già detto) devono essere prima solidificate, lasciandole lungamente a ghiacciare. In condizioni di neve ventata (quella specie di polvere finissima che il vento trasporta sui binari) non c’è sciolina dura che tenga, mentre le klister formano zoccolo. In condizioni del genere la soluzione meno penalizzante è data dalla klister argento usata come base, che va fatta ghiacciare e ricoperta con stick di blu o bianca attorno a 0° -1° scaldato preventivamente con un ferro o alla fiamma, in modo da ammorbidirlo al massimo fin quasi a farlo liquefare, tirandolo poi con il palmo della mano per distenderlo bene senza farlo miscelare alla klister argento sottostante. Lasciare raffreddare e passare poi leggermente il sughero per una definitiva distribuzione il più uniforme possibile. Con una sciolinatura del genere, che dà buoni risultati anche su nevi molto fredde, lo sci tiene perfettamente e risulta anche abbastanza scorrevole.

 

Casistica generale scioline Rode

 

E’ la più significativa per quanto riguarda le scelte disponibili, e in quanto tale la pubblichiamo a titolo indicativo, anche perché la casistica generale, grosso modo, si identifica con quella delle altre marche.

 

Nevi fresche (stick)

da -2°C e oltre                        tipi di  verde

da 0°C -2°C                ”     ”    blu

da -1°C a + 1° C         ”     ”    viola o bianca

da 0°C a + 2°C           ”     ”    rossa

da + 2°C a + 4°C        ”     ”    gialla

da + 4°C e oltre          ”     ”    klister

 

Nevi asciutte (stick)

Da -4° e oltre   tipi di verde

Da -2° a -4°       tipi di blu

Da 0° a -2°       tipi di blu speciali o extra

 

Nevi ghiacciate e crostose

Tipi di skare e di klister (tubetti) miscelati

 

Nevi bagnate

Tipi di klister

 

 

Casistica particolare nell’impiego delle scioline

 

Green special -10°C/- 30°C (P15) – Per neve molto fredda, si applica con il sughero, a strati sottili. Per nevi molto fredde ne serve poca, come per la neve fresca (un paio di strati); se invece la neve è un po’ granulosa lo spessore va aumentato. In certe condizioni, quando è vecchia e lo sci fatica a scorrere come se si trovasse sulla sabbia, meglio ricorrere a più strati di scioline maggiormente morbide come quelle viola, previste per nevi che si avvicinano allo zero. Può sembrare un controsenso, ma gli sci vanno di più.

Green – 4°C/-10°C  (P20) – Per neve fresca, a grani fini e aguzzi, ad una temperatura di – 4°C- 10°C in caso di precipitazione di neve anche fino a  -2°C. Con neve molto dura applicare prima uno strato di fondo di base nera (ne va usata poca, tirata con il ferro caldo e poi lasciata raffreddare prima di sovrapporvi la sciolina). Come base, in certi casi, si può usare della sciolina gialla, che va bruciata e asportata quasi completamente passandovi uno straccio.

Blue Special Multigrade -3°C/ -7°C (P36) – Per nevi nuove, a grani fini e per neve vecchia di qualche giorno.

Blue -2°C/ -8°  (P34) – Per neve fresca, molto asciutta. Per neve cadente, fino a -2°C, applicare prima un leggero strato di sciolina verde. Per neve dura fondo di base nera e, se la neve è un po’ gelata, skare special come strato di fondo.

Blue -2°C/ -6°C  (P30) – Per neve fresca o all’inizio della trasformazione.

Blue super extra  -1°C/-5°C (P38) – Per neve fresca, con umidità dal 40 al 90%.

Blue super weiss  -1°C/-4°C (P28) – Per neve fresca, farinosa.

Blue super -1°C/-3°C (P32) – Per neve fresca, leggermente umida.

Violet special multigrade 0°C/-2°C (P46) – Per neve fresca o poco umida intorno a 0°C o per neve a grani fini che passa da polverosa a umida.

Violet 0°C (P40) – Per neve fresca intorno a 0°C.

Violet extra 0°C/+1°C (P42) – Per neve nuova o all’inizio della trasformazione, con temperatura che tende a salire.

Rossa extra 0°C/+2°C (P52) – Per neve nuova e umida. Più la neve è umida , più lo strato di sciolina deve essere spesso.

Rossa 0°C/+3°C (P50) – Per neve in via di trasformazione e molto umida mescolata eventualmente con un po’ di gialla.

Gialla +1°C/+4°C (P60) – Per neve fresca e molto umida, o a grani fini bagnati, e anche in caso di precipitazione di neve mista a pioggia.

Base nera (tale solo di nome, poiché il colore è marrone-arancio) -2°C/-20°C (P70) – Serve come strato di fondo per scioline dure (verde special, verde e blu) con piste di neve molto dura e abrasiva.

Klister blue (Skare) special  -6°C/-14°C (K10) – Per nevi molto gelate e crostose. Per ottenere una maggior presa in salita va mescolata con klister rossa. E’ una sciolina che assicura una lunga durata e che serve anche come strato di base per le scioline verdi e blu per nevi molto dure e che presentano alternanza di strati ghiacciati dove le scioline stick da sole non tengono.

Klister blue (Skare) -3°C/-7°C (K20) – Per tutti i tipi di neve vecchia, dura, ghiacciata, granulosa. Per una miglior tenuta mescolare con klister rossa.

Klister violet special -1°C/-5°C (K36) – Per nevi trasformate, ghiacciate o granulose a temperature che cominciano ad avvicinarsi a 0°C.

Klister violet -3°C/+1°C (K30) – Per neve che comincia a passare da ghiacciata a bagnata.

Klister rossa -2°C+4°C (K40) – Per tutte le nevi bagnate (con pioggia) e anche per piste ghiacciate a temperatura sopra e sotto 0°C. Per neve variabile e granulosa mescolarla con skare blue.

Klister rossa special 0°C/+3°C (K46) – Per nevi nuove che dal ghiacciato passano al bagnato.

Klister Silver extra 0°C/+4°C (K52) – Per nevi bagnate, granulose e dure. Ricoperta da scioline stick per temperature attorno a 0°C è una soluzione molto valida per nevi polverose ventate.

 Klister Silver +1°C/+5°C (K50) – Per nevi più o meno bagnate. Per ottenere una migliore adesione fare prima un sottofondo con klister rossa. E’ una sciolina particolare, che va usata solo con uno spessore sottilissimo, anche perché è di estrema durata. Inoltre è la più indicata quando sulla pista ci sono residui di terra o aghi di pino, poiché si invischia meno di questo materiale.

Klister gialla 0°C/+2°C (K60) – Per nevi trasformate, vecchie, ghiacciate che passano da granulose a bagnate.

Klister nera -2°C/+5°C (K80) – Per nevi umide, marce e primaverili. Per una miglior tenuta mescolare con un poco di klister rossa o klister argento.

Klister universal +0°C (K70) – Per uso prevalentemente turistico.

Klister multigrade – 6°C/+6°C (K75) – Per uso prevalentemente turistico.

Chola  (K90) – Sciolina di base per la skare blue e i diversi tipi di klister. Strato leggero, tirato a caldo e lasciato raffreddare. E’ una sciolina molto resistente e quindi indicata nei lunghi tragitti su nevi gelate.

 

Scioline fluorurate

 

Il fluoro, sperimentato inizialmente sulle scioline di scorrimento, ha fatto il suo ingresso a pieno titolo anche in quelle di tenuta, sia per quanto riguarda gli stick che le klister. Vengono impiegate in sciolinature particolarmente sofisticate, in condizioni di alta percentuale di umidità relativa in quanto, proprio per l’additivazione di fluoro, pur mantenendo lo stesso potenziale di tenuta delle scioline normali, rispetto a queste danno allo sci maggior velocità in fase di scivolamento. Ogni marca ha la sua linea fluorata. Rode, ad esempio, presenta quattro fast stick e altrettanti fast klister, Maplus tre stick fluorinated e altrettante klister, la finlandese Start, che ha come rappresentante l’ex azzurro Daniele Doriguzzi, nel suo campionario di tutto rispetto annovera la linea BM (Black Magic)al fluorocarbonio e molibdeno e quattro stick fluorati per neve nuova e a grana fine, cinque per neve a grana grossa e sporca e quattro klister per neve ghiacciata e bagnata.

Ricordiamo infine che, per chi volesse ulteriori notizie, è sempre opportuno consultare i siti internet delle varie marche: sono una fonte preziosa per l’arricchimento delle proprie conoscenze in questo come in tanti altri campi del fondo.

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image